(2022) Miadi: studio per il ricupero di un mulino

Lo studio si concentra tanto sulla necessità di un restauro filologico e conservativo dell’edifico e della macchina in esso contenuta, quanto sul suo inserimento in un dibattito di più ampio respiro sul ruolo di questo genere di edifici nel contesto montano contemporaneo. Il territorio prealpino e alpino è infatti ricco di edifici, in parte abbandonati o decadenti, testimoni del passato agro-pastorale e proto-industriale delle comunità locali per i quali è doverosa una riflessione approfondita sul significato della loro conservazione.

La valorizzazione del mulino suggerisce il tema della perdita dell’autosufficienza energetica delle economie rurali e delle modalità per un suo parziale ripristino odierno nel contesto dello sviluppo sostenibile e delle nuove tecnologie. Il mulino è un esempio arcaico di produzione e consumo in loco di energia rinnovabile e di auto-sostentamento e come tale offre un’opportunità d’avanguardia per un progetto contemporaneo.

Venuta a decadere la necessità della macinazione in loco dei cereali, il mulino è sopravvissuto in maniera fortuita grazie alla passione di un volenteroso che ha mantenuto in funzione la macchina. La perdita di interesse per una lavorazione locale dei cereali e il conseguente abbandono dell’attività produttiva da parte dei proprietari testimoniano l’obsoleità della struttura che non risulta più utile per nessuna attività della vita o del lavoro degli abitanti del villaggio.

Lo studio si pone come obbiettivo l’elaborazione di un catalogo di possibili soluzioni per la salvaguardia del mulino, per il suo reinserimento nella quotidianità del villaggio e per l’elaborazione di una proposta divulgativa e educativa indirizzata ai visitatori e alle scuole che sfrutti quali temi di studio le problematiche odierne di questo genere di manufatto.